05 marzo 2013
Manchette
Io ci sono delle volte che consiglio a degli amici qualcosa che magari mi entusiasma in quel periodo o magari stiamo parlando di qualcosa e vien fuori che secondo me la persona con cui sto parlando dovrebbe leggere un determinato autore, o un libro, o vedere un film che ho visto da poco e che secondo me potrebbe aiutarlo a capire meglio qualcosa di quello che mi ha detto, oppure fare un corso, che nei corsi si conosce della gente e si imparano delle cose.
Poi dopo, magari, dopo degli anni, capita che io e quella persona ci ritroviamo: io c'è della gente che un po' forse per colpa di internet, non incontro molto. Magari li vedo ogni anno o anche ogni due anni; in dei casi ci sentiamo anche spesso sempre per colpa di internet e quindi magari non perdo di familiarità, in dei casi no. Dopo poi, magari dopo degli anni, dicevo, ci rincontriamo con quella persona che mi dice: «Eh, ma allora, cos'hai letto di Manchette di recente?». «Di chi?» chiedo, ma non perché io non sappia chi sia Manchette, figuriamoci, lo so benissimo chi è Manchette, ma non mi ricordavo di averne parlato con quella persona lì. «Di Manchette». «Eh, di Manchette. Di Manchette è molto che non leggo niente. Mi piaceva Manchette? Lo sai che non mi ricordo? Ho letto uno o due romanzi di Manchette. È bravo, Manchette!»
Mi consola il fatto che poi delle volte sono io la vittima delle dimenticanze altrui. Oggi chattavo con una ex collega e capa, per un'estate avevo lavorato per lei, insieme ad un altro tipo, il suo fidanzato dell'epoca. Le ho detto di salutarmelo, se lo vedeva ancora, e che a me lui aveva insegnato tanto, anche se forse non lui non si ricordava neanche di me. «Te lo saluto, certo. Ma anche secondo me, lui, non si ricorda di te.»
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