18 febbraio 2016

da Amianto, una storia operaia di Alberto Prunetti, 2015, Ed. Alegre, pagg. 84-85.

Lo stabilimento industriale della Tioxide metteva a disposizione dei pargoli promettenti delle borse di studio. Quell'anno,  presa visione dei fogli, emisero per gli studenti che avevano conseguito il massimo dei voti due borse di un milione e mezzo e una di sole cinquecentomila lire. Per far capire quanto la fabbrica fosse parte integrante della vita del posto, dei tre sessanta uno andò alla figlia di un dirigente della fabbrica  (credo fosse un ingegnere), l'altro alla figlia di un alto quadro di rilievo  (forse dell'amministrazione, adesso non ricordo). Poi c'ero io, il figlio di un operaio che in quello stabilimento aveva impastato il titanio col sudore. Ovviamente la borsa piu piccola, quella di cinquecentomila lire, la dettero a me. Non mi lamentai, a caval donato, però mi aspettavo più gratitudine da una industria a cui avevo fatto vincere pochi anni prima il Torneo di calcetto di Gavorrano  con un calcio di rigore ineccepibile.